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venerdì 10 luglio 2015

ORO: Karatura e i colori dell'oro

È molto facile, per chi non è del settore della gioiellerie, avere dei dubbi e cadere nella confusione per ciò che riguarda l’oro, i suoi titoli e i colori.



Avendo io stessa una gioielleria ho a che fare quotidianamente con persone chi mi fanno domande del tipo:

 “che vuol dire questo 750 stampato sul gioiello?”
Cominciamo subito dicendo che l’oro puro non viene usato in gioielleria; è un metallo troppo morbido per potere essere indossato. Se voi indossaste un anello di oro puro, in pochissimo tempo vedreste la superficie danneggiata e la forma cambiata. I gioielli in oro che quindi vediamo nelle gioiellerie, non sono altro che oggetti di un metallo fatti in una lega che contiene al suo interno sia oro che altri metalli, preziosi e non.
In base alla percentuale di oro puro presente nella lega, l’oggetto viene marcato con la “karatura dell’oro”, un numero o simbolo che spiega in ventiquattresimi quante parti di oro sono presenti.

Un karato (K o Kt) corrisponde a 1/24° parte per una unità di oro. Quindi, se l'oro è puro è detto 24 Karati.

Karati
Parti di oro su 24
%  di oro presente
24 Kt
24/24
99,99%
22 Kt
22/24
91,67%
18 Kt
18/24
75%
14 Kt
14/24
58,33%
12 Kt
12/24
50%
10 Kt
10/24
41,67%
9 Kt
9/24
37,5%

 In Italia, di solito, il titolo usato in gioielleria è il 18 karati. Se a casa avete qualche gioiello in oro provate ad analizzarlo bene sotto una lente di ingrandimento: da qualche parte, possibilmente nascosto in piccolo, dovreste trovare impresso “18Kt” o “750”; entrambi confermano il titolo dell’oro e di solito vengono accompagnati pure dal simbolo o marchio dell’azienda produttrice che ne deve garantire l’autenticità.
Una lega dove 6 parti su 24 non sono di oro puro riesco a dare all’oro una durezza e tenacità che meglio si addice ad un gioiello che deve essere indossato, o che deve tenere in sicurezza delle pietre preziose.
Se non riuscite a trovare nessun incisione, o il numero che vedete non è 750, le spiegazioni possono essere diverse, non è detto che l’oggetto non sia fatto di un metallo prezioso:
  • Magari potrebbe essere stato fatto in un periodo o Paese dove le incisioni del titolo non erano obbligatorie.
  •  Potrebbe anche trattarsi di argento, controllare che il numero non sia 925.
  •  Il titolo potrebbe essere diverso da 18 karati.


Negli ultimi anni abbiamo visto gli scaffali delle oreficerie riempirsi pure di oggetti con karatura bassa (10 o 9 karati), il motivo di questa nuova tendenza si spiega nel continuo aumentarsi del costo dell’oro puro: un gioiello di karatura inferiore permette quindi ad un utenza più ampia l’acquisto di oggetti in oro, anche se questo è meno presente nella lega.

 “che differenza c’è tra oro giallo e oro bianco?” “come mai ci sono diversi colori dell’oro?”
L’oro puro, in natura, esiste solo nel suo colore distintivo giallo; le mode e tendenze, però ci propongono gioielli in oro di altri colori: come è possibile?

Come abbiamo spiegato poco fa, l’oro non viene usato puro nei gioielli, c’è quindi una percentuale di altri metalli che, uniti nella lega, influiscono sul colore finale del gioiello.

L’oro bianco, molto di moda e apprezzato ovunque, è una lega che è stata inventata dopo la prima guerra mondiale: assieme all’oro c’è una forte presenza di argento e palladio che schiariscono il colore originale dando un look più biancastro. In realtà, più che bianco, si dovrebbe definire grigio; al termine del processo manifatturiero, l’oggetto viene ricoperto da un sottile strato di rodio, che gli conferisce un aspetto pressoché identico  al platino, ma che col passare del tempo l’usura può cancellare via facendo riemergere il colore giallo. 
Rodio, Palladio e Iridio appartengono al gruppo dei metalli del platino; l'uso del Rodio per la patinatura al platino è molto usata per ottenere un finish bianco, non solo per l'oro bianco ma anche sull'argento.

Fermo restando che il titolo dell’oro deve comunque essere garantito dall’aziende produttrici, vediamo nella seguente tabella le leghe che di solito vengono utilizzati per “colorare” l’oro 18Kt.

Oro “giallo”
75% oro
12-7% argento
13-18% rame
Oro “bianco”
75% oro
25% nichel, argento o palladio
Oro “rosa”
75% oro
6,5-5% argento
18,5-20% rame
Oro  “verde”
75% oro
12,5% argento
12,5% rame
Oro “rosso”
75% oro
4,5% argento
20,5% rame

Ovviamente le proporzioni e la presenza di altri metalli può variare a seconda del progetto finale, aziende produttrici e leggi che regolano la produzione.
Per creare l’oro “blu” il procedimento è molto diverso della semplice lega: l’oro viene unito al ferro ed esposto al calore vengono ossidati gli atomi di ferro sulla superficie generando la colorazione azzurra.



martedì 2 giugno 2015

Malachite

La Malachite è una gemma opaca dal colore verde.Cristallizza nel sistema monoclino.




 Il nome deriva dal greco MALAKHE’, che significa malva, della quale ha il colore delle foglie. La sua particolarità è quella di avere delle striature curve o circolari in varie tonalità di verde, da chiaro a più scuro. Il colore è dato da uno dei suoi principali componenti, il rame, e in passato veniva trovata in giacimenti vicini a questo metallo. 
Grazie al verde che la contraddistingue, è la gemma simbolo della speranza, amore e fede nel futuro.





Sulla scala di Mohs ha una durezza di circa 3 e mezzo e, poiché è facile che venga trovata in blocchi di grandi dimensioni, molto spesso viene intagliata e lavorata per ottenerne oggetti, lastre e colonnine.
Ha una tenacità abbastanza bassa, infatti richiede una particolare attenzione nella cura. Può essere rovinata da agenti chimici con una evidente solubilità negli acidi, ed è particolarmente sensibile a calore e acqua calda.





In passato la principale fonte di malachite erano i Monti Urali, ma le moderne risorse vengono dall’Africa, Australia e Stati Uniti. I campioni migliori derivano da Shaba, Kenia.






Non è raro che si trovi insieme ad Azzurrite.








In natura si trova in ammassi microcristallini costituiti da aghetti finissimi. Il termine scientifico esatto che descrive la sua forma naturale è Botroidale, che si riferisce ai suoi noduli irregolari con accrescimento a strati concentrici, i quali, una volta tagliati, mostrano il disegno a strisce che la caratterizza.




Storicamente, è stata sempre una gemma popolare sin dagli antichi Greci e romani; che la usavano per ornamenti e intagli che possiamo ammirare anche oggi.I latini la associavano a Venere, credevano che potesse unire gli innamorati ma anche consolare chi avesse perso la persona amate.  Veniva usata anche come amuleto per difendere il portatore dai pericoli e soprattutto per difendere i bambini, sin dai tempi di Solino si suggeriva di metterla direttamente nella culla del neonato, o addirittura poggiata sul ventre delle donne per favorirne concepimento e parto.  Secondo credenze antiche poteva essere polverizzata e sciolta nel latte per aiutare i cardiopatici, oppure amalgamata al miele e applicata sulle ferite per favorirne la cicatrizzazione.


Poiché nel 18esimo secolo ricchi giacimenti vennero trovati in Russia, il minerale divenne la pietra ornamentale preferita dalla corte dello Zar. Un esempio di questo sono le grandi colonne della chiesa di S. Isacco a Leningrado.






La Malachite è considerata una gemma semi-preziosa ed è forse per questo che non ne è stata creata mai una versione sintetica, ma sul mercato ci sono tante altre alternative più economiche, come plastica, vetro o agata colorata.

L’unico tipo di trattamento che viene applicato per migliorarne l’aspetto è l’impregnatura con oli minerali per rendere la superficie più lucida e liscia.

mercoledì 16 ottobre 2013

Rubino


Bellini: Madonna con Bambino
Il nome Rubino proviene dal latino Ruber, che significa “Rosso”. Gli europei nel medioevo indossavano il rubino per avere successo in amore, ricchezza e salute. 

Corindone - Rubino
Per via del suo colore è da sempre stata associata alla passione, amore e bellezza. È la pietra più conosciuta e amata del mondo.
 È la pietra più importante nel mercato delle gemme di colore nonché la varietà rossa del Corindone.





La qualità del rubino è determinata da diversi fattori, il più importante è il colore. Il rubino migliore ha un colore rosso vivido con una leggera sfumatura porpora.
 Nella sua forma più pura, il corindone è perfettamente incolore, ma se alcune tracce di microelementi si intrappolano nella struttura cristallina, il minerale può cambiare di colore.
 Nel caso dei rubini, il microelemento che causa il colore rosso è il Cromo. La saturazione del colore dipende dalla quantità di cromo presente nel Corindone. Poiché il Cromo causa anche fluorescenza, un buon Rubino deve anche avere nella propria composizione anche tracce di Ferro, che inibisce la fluorescenza.
fluorescenza ai raggi UV
 
  
Sulla scala di Mohs la sua durezza è 9, è il minerale più duro del mondo dopo il diamante.




Storicamente i rubini del miglior colore provengono dalle miniere Birmane, che è descritto come “sangue di piccione”. Anche se l’origine del Rubino è importante per garantirne la qualità, non solo il Myanmar produce gemme di alta qualità, ogni risorsa di rubini può produrre pietre di alta e bassa qualità.


Le principali risorse di Rubini sono in Asia: Myanmar, Tailandia,Sri Lanka, Cambogia e Pakistan.
 
Ci sono miniere anche in Africa: Madagascar, Kenia, Malawi e Tanzania.



I Rubini naturali presentano di solito delle inclusioni, e di solito è anche difficile trovarne di grandi dimensioni. È molto raro vedere rubini limpidi e in misure eccezionali. L’ambiente in cui il rubino si forma rende difficile la crescita del cristallo.

Le cose cambiano invece per lo zaffiro, il fratello del rubino, la pietra blu è più facile trovarla in grandi dimensioni e poco inclusa.
I trattamenti per migliorare l’aspetto dei rubini sono ampiamente usati, il trattamento termico è adesso talmente utilizzato che è largamente accettato nel mercato, anzi, a meno che non è specificato in un certificato, si da per certo che tutte le gemme sono state trattate in questa maniera. Il calore ha molteplici benefici sulla gemma, agisce sia sul colore che sulla purezza. Cancella ogni sfumatura di marrone, che ne abbassa la qualità, per fare risaltare il Rosso, e allo stesso tempo diminuisce la visibilità di alcune inclusioni. Altri tipi di trattamenti, meno accettati dal mercato, sono la tintura e l’impregnatura.


Rubino stellato
È possibile vedere nelle gioiellerie una varietà rara chiamata Rubino Stellato, il fenomeno chiamato Asterismo, è causato da delle inclusioni a forma di ago, se la pietra è tagliata a cabochon la luce viene riflessa mostrando una stella a 6 punte. Queste gemme sono molto ricercate dai collezionisti e detengono un prezzo molto alto.


Sia il Rubino che il Rubino stellato sono le pietre di nascita del mese di Luglio.


 


Il rubino è stato uno dei primi minerali ad essere stato imitato, sia con materiali sintetici che naturali. L’imitatore più usato è il vetro; altri materiali sono: lo spinello rosso, il granato, Cubic Zirconia e il corindone colorato.


Spinello Rosso


CZ - Cubic Zirconia
granato








Alla fine del 19° sec, alcuni scienziati hanno introdotto nel mercato il Rubino interamente creato in laboratorio. Hanno trovato diversi modi per ricreare tramite dei procedimenti controllati ciò che madre natura fa in milioni di anni. I procedimenti sono relativamente veloci e poco costosi. Questi rubini sintetici sono adesso largamente utilizzati, economici e si presentano molto belli a degli occhi poco esperti. Ma non vi preoccupate, ogni gemmologo ha le conoscenze necessarie per distinguere tra naturale e sintetico, se volete comprare un gioiello con Rubino, richiedete sempre che le pietre siano certificate.

sabato 23 febbraio 2013

la Turchese


La turchese è una delle gemme più antiche. Scavi archeologici hanno  rivelato che i reali egiziani hanno indossato gioielli in turchese sin dal 5500 a.C.   I cinesi la lavorano da più di 3000 anni ed è la gemma simbolo nazionale del Tibet. È considerata una pietra che garantisce salute, fortuna e protezione dal maligno.




Nelle tribù native americane del sud-ovest America era utilizzata come mezzo di scambio, oltre che come gioielli per gli amuleti. Gli Apache credevano che la turchese aumentasse l’infallibilità dei guerrieri.









Il nome “turchese” viene dall’espressione francese pierre turques, cioè pietra dei turchi, perché la tradizione vuole che la gemma sia arrivata per la prima volta in Europa dalle miniere turche.  In realtà, già Plinio il vecchio  ne aveva parlato chiamandola kallaina, ovvero bella pietra, sottolineandone non solo la bellezza ma anche la sua facile alterazione a contatto con sostanze acide o profumi. All’epoca, infatti, la pietra non era conosciuta nel sul bel colore azzurro, ma nel verde in cui si trasforma dopo essersi ossidata per il contatto con degli agenti esterni.
La gemma può essere da traslucida a opaca,e ha un colore azzurro inconfondibile. Non sempre il colore è uniforme, anzi presenta spesso delle chiazze e macchie più scure. È molto facile vedere, inoltre, dei residui di roccia madre.  La qualità di una turchese si giudica infatti da colore, texture e assenza di roccia madre.
Il colore blu è dato dalla presenza, nel minerale, di rame, mentre invece tracce di ferro la fanno apparire più verde, abbassando notevolmente il suo valore.
Il colore può subire delle alterazioni col tempo, a seconda degli agenti esterni con cui la gemma può entrare in contatto, essa può in scurirsi, sbiadire o addirittura diventare verde!
Il cambio graduale di colore è causato soprattutto dalla sua porosità, che può anche influenzarne la durabilità. La sua durezza sulla scala di Mohs è da 5 a 6, può essere quindi indossata giornalmente, ma con cautela.
Vedere tracce di matrice sulle turchesi è praticamente inevitabile, per questo i tagliatori cercano sempre di finire la pietra affinché esse siano  visibili al minimo.
La turchese non è una gemma rara, ma è molto difficile trovarne di alta qualità (le quali detengono sul mercato dei prezzi con cifre da record). È molto comune l’utilizzo di trattamenti che servono non soltanto ad aumentarne la bellezza, e quindi la vendibilità, ma anche la resistenza agli agenti esterni.
Il trattamento più usato è quello dell’impregnamento con la cera. Essa va a sigillare tutti i pori e la isola dal contatto con la pelle, profumi e acqua; rendendola liscia e lucida. In ogni caso, se possedete dei gioielli in turchese, prestate molta cura quando la indossate, il contatto col sudore o con cosmetici potrebbe rovinarle in maniera irreversibile.
Gemme dal colore poco deciso vengono invece impregnate con del colorante, ma questa tecnica è in realtà poco usata perché il risultato è poco naturale e non duraturo.


La prima risorsa storica di Turchese è quella dell’area vicino al Sinai e dell’antica Persia. Oggi le miniere più importanti sono quelle a sud-ovest degli Stati Uniti e della Cina, da dove provengono gli esemplari di qualità migliore.


Come ogni gemma che si rispetti, anche la turchese ha i suoi sintetici e le imitazioni. Abbiamo detto che di turchese ne è pieno il mercato, ma non di esemplari di alta qualità, è per questo che negli anni 80’ è stata creata la Turchese sintetica Gilson. È prodotta tramite un metodo ceramico ed ha un aspetto molto artificiale, in realtà non è per niente comune trovarla sul mercato. Quelle che invece sono molto comuni sono le imitazioni, sia naturali che sintetiche. Le gemme naturali che più rassomigliano alla turchese sono: variscite, howlite colorata artificialmente e la crisocolla. Tra i sintetici più usati ci sono vetro e plastica.
howlite colorata
Variscite
crisocolla









martedì 15 gennaio 2013

Lapislazzuli


L’uomo conosce e utilizza il Lapislazzuli da quasi 7000 anni. Ne sono state trovate tracce in siti archeologici egiziani, greci, romani e arabi. È una pietra facile da lavorare, non è utilizzata solo in gioielleria, è anche intagliata, scolpita, usata per mosaici e lavorata per utilizzarne i blu pigmenti per make up e pittura.

amuleto egiziano
Nella cultura egizia questa pietra ha una forte connessione con la religione, archeologi hanno trovato moltissimi amuleti e talismani creati in Lapis.
affresco basilica S. Francesco in Assisi
Il blu intenso che la contraddistingue la rende una delle protagonista della pittura religiosa in Italia e Europa. I bellissimi affreschi del Giotto nella Basilica di S. Francesco in Assisi mostrano un cielo in blu cobalto creato proprio con pigmenti di Lapis.  Fanno un certo effetto soprattutto se considerate che a quell'epoca questa pietra era molto costosa e proveniva da un'unica risorsa: Afghanistan.




Lazurite
Il lapislazzuli non è una gemma ma una roccia, il che significa che è un aggregato di diversi minerali: Lazurite  Calcite e Pirite;  più altri minerali di minore importanza. La qualità della pietra si determina dalla percentuale di questi tre; per esempio, se la calcite è troppo visibile nella pietra, essa sembrerà biancastra e meno desiderabile.
Pirite
Calcite






     

La presenza di scaglie di pirite la impreziosiscono, facendola rassomigliare ad un cielo pieno di stelle, ecco perché in passato è stata sempre associata nelle cure di cristalloterapia perché infonde una sensazione di calma e pace. Re e regine la possedevano come simbolo di potere: essa era vista come un pezzo di cielo che gli dei avevano donato agli uomini.
Il colore migliore è il blu violaceo con qualche scaglia di pirite e nessuna traccia visibile di calcite. Troppa calcite o pirite può abbassare la sua qualità e la fa apparire verdastra e di poco valore. La sua durezza è di 5-6 sulla scala di Mohs.
Si può trovare in diverse tonalità di blu, esse dipendono dagli altri minerali che formano l’aggregato.
Non sono tantissime le miniere di Lapis: la migliore qualità si trova in Afghanistan, la risorsa più antica, ma se ne trovano pure in Cile e Russia.

Poiché i lapis della migliore qualità sono ben prezzati sul mercato, i trattamenti per aumentarne la bellezza sono molto frequenti ma non molto stabili, il che fa ridurre il valore delle gemme trattate a favore di quelle non trattate. La più usata è la tintura blu, che copre le eventuali presenze di calcite, ma che è facile da rimuovere con dell’acetone. Di solito dopo la tintura la pietra è impregnata con della cera, per proteggerla e farla apparire più lucida.
Gilson


Imitazioni di lapislazzuli sono tanti e vecchi quasi come lo stesso Lapis. Vetro, plastica e ceramica sono molo comuni nel mercato, sono sintetici e economici. Un altro materiale sintetico creato apposta per imitare il lapis è il Gilson, detto anche Lapis Svizzero, che ad una prima vista assomiglia proprio all’originale, ma in effetti è molto poroso, la sua durezza è 3 e la superficie è opaca. Il colore è perfettamente omogenee le scaglie di pirite sono ben distribuite. Altri sostituti sono il calcedonio e la sodalite.

mercoledì 5 dicembre 2012

cos'è lo Zircone? Zircone VS Cubic Zirconia

cos'è quella pietra trasparente e brillante che viene montata nella maggior parte dei gioielli di bigiotteria e in molti gioielli in oro?
il termine che di solito viene utilizzato sia dai venditori che dagli acquirenti è "Zircone".


niente di più sbagliato!!!
questo termine genera errore e confusione perchè non solo esso ha un suo nome proprio specifico, ma anche perchè lo "Zircone" è una gemma naturale che poco a che vedere con questo cristallo.

il nome specifico di questa pietra è Cubic Zirconia. essa  è una pietra completamente artificiale, è stata creata in laboratorio e non ha nessuna caratteristica simile a nessun altra pietra naturale.

è stato creato le prime volte il laboratorio verso la fine del '800 ma ha cominciato ad essere prodotto attorno agli anni '60.

è possibile produrre cristalli di CZ di tutte le dimensioni e di tutti i colori, la varietà trasparente è quella più usata perchè rassomiglia molto al diamante, ed essendo di gran lunga più economico lo sostituisce negli articoli di gioielleria che possono essere di più alla portata di tutti.

gli elementi a favore di questa pietra sono: 

  • limpidezza, essendo creata in laboratorio non ha inclusioni interne che ne possano inquinare la bellezza.
  • se tagliato con un taglio brillante, riflette la luce in maniera molto simile al diamante naturale.
  • prezzo, il costo di produzione è basso. chiunque può permettersi un gioiello in CZ.
  • resistenza, rispetto allo Zircone naturale, al vetro, e ad altre gemme trasparenti che imitano il diamante ha una durezza abbastanza alta (8,5 Mohs scale), che lo fa resistere abbastanza bene a graffi e urti.
di contro abbiamo:
  • è una pietra resistente ma non può durare per sempre. la sua resistenza può essere limitata dall'usura di un uso quotidiano. il diamante naturale è il simbolo per eccellenza dell'amore perchè mantiene la sua bellezza per sempre; un CZ indossato ogni giorno è più soggetto a urti e graffi e col passare del tempo può sfaldarsi lungo la congiunzione delle faccette e diventare di aspetto più opaco.
  • anche se la sua brillantezza è molto bella, e simile a quella del diamante naturale, messo a confronto anche un occhio poco esperto può notare e percepire un aspetto un po' artificioso, anche se non sa spiegarsi il motivo.
  • di certo un CZ non è il regalo indicato se volete donare qualcosa di unico. un diamante è un pezzo di storia creato da madre natura e che al suo interno ha delle caratteristiche uniche che raccontano un pò di passato; il CZ è creato in serie e di pezzi uguali ce ne sono miliardi , tutti identici.

Zircone
torniamo allo Zircone naturale.
al giorno d'oggi è un po' improbabile che venga esposto nelle gioiellerie, ma in passato è stato uno dei protagonisti più importanti dei gioielli che volessero imitare i più costosi, montati con diamanti veri.

nasce in tantissimi colori naturali, ma quelli più richiesti erano in azzurro e trasparente (che meglio imitava i brillanti).

non ha particolari inclusioni visibili ad occhio nudo. Non è molto dura, sulla scala di Mohs ha una durezza di 6.5 - 7.5, il che richiede una particolare cura e attenzione nel maneggiarla. 



ma se abbiamo davanti un gioiello e non siamo sicuri della pietra che vi è incastonata, come è possibile capire se è uno Zircone o CZ o Diamante?
bene, oserviamo la nostra pietra, dopo averla accuratamente pulita con acqua tiepida e sapone neutro:
Zircone
  1. controlliamo in diverse direzioni, lo Zircone è una gemma birifrangente, quindi il rflesso delle linee delle faccette e le eventuali inclusioni appariranno sdoppiate. CZ e Diamante sono monorifrangenti.
  2. verifichiamo se la superficie della gemme e le linee di congiunzione delle faccette sono ancora perfette o se presentano graffi, usure e abrasioni; il diamante è la gemma naturale più dura del mondo, è molto improbable che venga graffiata da altri materiali, Zircone e CZ sono relativamente teneri e quindi più predisposti ad usura.
  3. cercate  inclusioni  e impurità, esse sono tipiche delle gemme naturali e ogni gemma ha le sue caratteristiche peculiari e delle sue specifiche inclusioni.
  4. se la pietra è smontata pesatela, il peso specifico del CZ è molto più alto di quello del diamante, su delle tabelle è possibile controllare a quale peso corrisponde un determinato diametro della pietra, quindi ad un confronto è molto facile soprire che gemma abbiamo davanti.
  5. provate a mettere a testa in giù la pietra su un giornale, se vi leggete facilmente attraverso avete davanti un CZ. il Diamante non lo permette.
  6. un test che non è possibile fare a casa è quello della conducibilità termica; molte gioielleria hanno adottato da tempo l'utilizzo del diamond tester, un dispositivo che testa la conducibilità termica delle gemme ed è tarato per risultare positivo solo con i diamanti.



Cubic Zirconia
Se vi accingete ad acquistare un gioiello e volete essere sicuri sulle pietre che ivi sono montate. chiedete chiarezza al rivenditore ed eventualmente fatevi firmare una garanzia di autenticità, state attenti se il negoziante usa impropriamente il termine Zircone per riferirsi al sintetico Cubic Zirconia, magari lo farà ingenuamente per consuetudine, ma questo errore causa incoprensioni e confusione sui clienti.


Se invece è vostro intento acquistare un gioiello con diamanti, quando le pietre sono superiori ai 0,30ct vi consiglio di richiedere di far accompagnare l'oggetto da un certificato redatto da un laboratorio gemmologico indipendente che ve ne garentisce la qualità.