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venerdì 10 luglio 2015

ORO: Karatura e i colori dell'oro

È molto facile, per chi non è del settore della gioiellerie, avere dei dubbi e cadere nella confusione per ciò che riguarda l’oro, i suoi titoli e i colori.



Avendo io stessa una gioielleria ho a che fare quotidianamente con persone chi mi fanno domande del tipo:

 “che vuol dire questo 750 stampato sul gioiello?”
Cominciamo subito dicendo che l’oro puro non viene usato in gioielleria; è un metallo troppo morbido per potere essere indossato. Se voi indossaste un anello di oro puro, in pochissimo tempo vedreste la superficie danneggiata e la forma cambiata. I gioielli in oro che quindi vediamo nelle gioiellerie, non sono altro che oggetti di un metallo fatti in una lega che contiene al suo interno sia oro che altri metalli, preziosi e non.
In base alla percentuale di oro puro presente nella lega, l’oggetto viene marcato con la “karatura dell’oro”, un numero o simbolo che spiega in ventiquattresimi quante parti di oro sono presenti.

Un karato (K o Kt) corrisponde a 1/24° parte per una unità di oro. Quindi, se l'oro è puro è detto 24 Karati.

Karati
Parti di oro su 24
%  di oro presente
24 Kt
24/24
99,99%
22 Kt
22/24
91,67%
18 Kt
18/24
75%
14 Kt
14/24
58,33%
12 Kt
12/24
50%
10 Kt
10/24
41,67%
9 Kt
9/24
37,5%

 In Italia, di solito, il titolo usato in gioielleria è il 18 karati. Se a casa avete qualche gioiello in oro provate ad analizzarlo bene sotto una lente di ingrandimento: da qualche parte, possibilmente nascosto in piccolo, dovreste trovare impresso “18Kt” o “750”; entrambi confermano il titolo dell’oro e di solito vengono accompagnati pure dal simbolo o marchio dell’azienda produttrice che ne deve garantire l’autenticità.
Una lega dove 6 parti su 24 non sono di oro puro riesco a dare all’oro una durezza e tenacità che meglio si addice ad un gioiello che deve essere indossato, o che deve tenere in sicurezza delle pietre preziose.
Se non riuscite a trovare nessun incisione, o il numero che vedete non è 750, le spiegazioni possono essere diverse, non è detto che l’oggetto non sia fatto di un metallo prezioso:
  • Magari potrebbe essere stato fatto in un periodo o Paese dove le incisioni del titolo non erano obbligatorie.
  •  Potrebbe anche trattarsi di argento, controllare che il numero non sia 925.
  •  Il titolo potrebbe essere diverso da 18 karati.


Negli ultimi anni abbiamo visto gli scaffali delle oreficerie riempirsi pure di oggetti con karatura bassa (10 o 9 karati), il motivo di questa nuova tendenza si spiega nel continuo aumentarsi del costo dell’oro puro: un gioiello di karatura inferiore permette quindi ad un utenza più ampia l’acquisto di oggetti in oro, anche se questo è meno presente nella lega.

 “che differenza c’è tra oro giallo e oro bianco?” “come mai ci sono diversi colori dell’oro?”
L’oro puro, in natura, esiste solo nel suo colore distintivo giallo; le mode e tendenze, però ci propongono gioielli in oro di altri colori: come è possibile?

Come abbiamo spiegato poco fa, l’oro non viene usato puro nei gioielli, c’è quindi una percentuale di altri metalli che, uniti nella lega, influiscono sul colore finale del gioiello.

L’oro bianco, molto di moda e apprezzato ovunque, è una lega che è stata inventata dopo la prima guerra mondiale: assieme all’oro c’è una forte presenza di argento e palladio che schiariscono il colore originale dando un look più biancastro. In realtà, più che bianco, si dovrebbe definire grigio; al termine del processo manifatturiero, l’oggetto viene ricoperto da un sottile strato di rodio, che gli conferisce un aspetto pressoché identico  al platino, ma che col passare del tempo l’usura può cancellare via facendo riemergere il colore giallo. 
Rodio, Palladio e Iridio appartengono al gruppo dei metalli del platino; l'uso del Rodio per la patinatura al platino è molto usata per ottenere un finish bianco, non solo per l'oro bianco ma anche sull'argento.

Fermo restando che il titolo dell’oro deve comunque essere garantito dall’aziende produttrici, vediamo nella seguente tabella le leghe che di solito vengono utilizzati per “colorare” l’oro 18Kt.

Oro “giallo”
75% oro
12-7% argento
13-18% rame
Oro “bianco”
75% oro
25% nichel, argento o palladio
Oro “rosa”
75% oro
6,5-5% argento
18,5-20% rame
Oro  “verde”
75% oro
12,5% argento
12,5% rame
Oro “rosso”
75% oro
4,5% argento
20,5% rame

Ovviamente le proporzioni e la presenza di altri metalli può variare a seconda del progetto finale, aziende produttrici e leggi che regolano la produzione.
Per creare l’oro “blu” il procedimento è molto diverso della semplice lega: l’oro viene unito al ferro ed esposto al calore vengono ossidati gli atomi di ferro sulla superficie generando la colorazione azzurra.



martedì 2 giugno 2015

Malachite

La Malachite è una gemma opaca dal colore verde.Cristallizza nel sistema monoclino.




 Il nome deriva dal greco MALAKHE’, che significa malva, della quale ha il colore delle foglie. La sua particolarità è quella di avere delle striature curve o circolari in varie tonalità di verde, da chiaro a più scuro. Il colore è dato da uno dei suoi principali componenti, il rame, e in passato veniva trovata in giacimenti vicini a questo metallo. 
Grazie al verde che la contraddistingue, è la gemma simbolo della speranza, amore e fede nel futuro.





Sulla scala di Mohs ha una durezza di circa 3 e mezzo e, poiché è facile che venga trovata in blocchi di grandi dimensioni, molto spesso viene intagliata e lavorata per ottenerne oggetti, lastre e colonnine.
Ha una tenacità abbastanza bassa, infatti richiede una particolare attenzione nella cura. Può essere rovinata da agenti chimici con una evidente solubilità negli acidi, ed è particolarmente sensibile a calore e acqua calda.





In passato la principale fonte di malachite erano i Monti Urali, ma le moderne risorse vengono dall’Africa, Australia e Stati Uniti. I campioni migliori derivano da Shaba, Kenia.






Non è raro che si trovi insieme ad Azzurrite.








In natura si trova in ammassi microcristallini costituiti da aghetti finissimi. Il termine scientifico esatto che descrive la sua forma naturale è Botroidale, che si riferisce ai suoi noduli irregolari con accrescimento a strati concentrici, i quali, una volta tagliati, mostrano il disegno a strisce che la caratterizza.




Storicamente, è stata sempre una gemma popolare sin dagli antichi Greci e romani; che la usavano per ornamenti e intagli che possiamo ammirare anche oggi.I latini la associavano a Venere, credevano che potesse unire gli innamorati ma anche consolare chi avesse perso la persona amate.  Veniva usata anche come amuleto per difendere il portatore dai pericoli e soprattutto per difendere i bambini, sin dai tempi di Solino si suggeriva di metterla direttamente nella culla del neonato, o addirittura poggiata sul ventre delle donne per favorirne concepimento e parto.  Secondo credenze antiche poteva essere polverizzata e sciolta nel latte per aiutare i cardiopatici, oppure amalgamata al miele e applicata sulle ferite per favorirne la cicatrizzazione.


Poiché nel 18esimo secolo ricchi giacimenti vennero trovati in Russia, il minerale divenne la pietra ornamentale preferita dalla corte dello Zar. Un esempio di questo sono le grandi colonne della chiesa di S. Isacco a Leningrado.






La Malachite è considerata una gemma semi-preziosa ed è forse per questo che non ne è stata creata mai una versione sintetica, ma sul mercato ci sono tante altre alternative più economiche, come plastica, vetro o agata colorata.

L’unico tipo di trattamento che viene applicato per migliorarne l’aspetto è l’impregnatura con oli minerali per rendere la superficie più lucida e liscia.