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sabato 23 febbraio 2013

la Turchese


La turchese è una delle gemme più antiche. Scavi archeologici hanno  rivelato che i reali egiziani hanno indossato gioielli in turchese sin dal 5500 a.C.   I cinesi la lavorano da più di 3000 anni ed è la gemma simbolo nazionale del Tibet. È considerata una pietra che garantisce salute, fortuna e protezione dal maligno.




Nelle tribù native americane del sud-ovest America era utilizzata come mezzo di scambio, oltre che come gioielli per gli amuleti. Gli Apache credevano che la turchese aumentasse l’infallibilità dei guerrieri.









Il nome “turchese” viene dall’espressione francese pierre turques, cioè pietra dei turchi, perché la tradizione vuole che la gemma sia arrivata per la prima volta in Europa dalle miniere turche.  In realtà, già Plinio il vecchio  ne aveva parlato chiamandola kallaina, ovvero bella pietra, sottolineandone non solo la bellezza ma anche la sua facile alterazione a contatto con sostanze acide o profumi. All’epoca, infatti, la pietra non era conosciuta nel sul bel colore azzurro, ma nel verde in cui si trasforma dopo essersi ossidata per il contatto con degli agenti esterni.
La gemma può essere da traslucida a opaca,e ha un colore azzurro inconfondibile. Non sempre il colore è uniforme, anzi presenta spesso delle chiazze e macchie più scure. È molto facile vedere, inoltre, dei residui di roccia madre.  La qualità di una turchese si giudica infatti da colore, texture e assenza di roccia madre.
Il colore blu è dato dalla presenza, nel minerale, di rame, mentre invece tracce di ferro la fanno apparire più verde, abbassando notevolmente il suo valore.
Il colore può subire delle alterazioni col tempo, a seconda degli agenti esterni con cui la gemma può entrare in contatto, essa può in scurirsi, sbiadire o addirittura diventare verde!
Il cambio graduale di colore è causato soprattutto dalla sua porosità, che può anche influenzarne la durabilità. La sua durezza sulla scala di Mohs è da 5 a 6, può essere quindi indossata giornalmente, ma con cautela.
Vedere tracce di matrice sulle turchesi è praticamente inevitabile, per questo i tagliatori cercano sempre di finire la pietra affinché esse siano  visibili al minimo.
La turchese non è una gemma rara, ma è molto difficile trovarne di alta qualità (le quali detengono sul mercato dei prezzi con cifre da record). È molto comune l’utilizzo di trattamenti che servono non soltanto ad aumentarne la bellezza, e quindi la vendibilità, ma anche la resistenza agli agenti esterni.
Il trattamento più usato è quello dell’impregnamento con la cera. Essa va a sigillare tutti i pori e la isola dal contatto con la pelle, profumi e acqua; rendendola liscia e lucida. In ogni caso, se possedete dei gioielli in turchese, prestate molta cura quando la indossate, il contatto col sudore o con cosmetici potrebbe rovinarle in maniera irreversibile.
Gemme dal colore poco deciso vengono invece impregnate con del colorante, ma questa tecnica è in realtà poco usata perché il risultato è poco naturale e non duraturo.


La prima risorsa storica di Turchese è quella dell’area vicino al Sinai e dell’antica Persia. Oggi le miniere più importanti sono quelle a sud-ovest degli Stati Uniti e della Cina, da dove provengono gli esemplari di qualità migliore.


Come ogni gemma che si rispetti, anche la turchese ha i suoi sintetici e le imitazioni. Abbiamo detto che di turchese ne è pieno il mercato, ma non di esemplari di alta qualità, è per questo che negli anni 80’ è stata creata la Turchese sintetica Gilson. È prodotta tramite un metodo ceramico ed ha un aspetto molto artificiale, in realtà non è per niente comune trovarla sul mercato. Quelle che invece sono molto comuni sono le imitazioni, sia naturali che sintetiche. Le gemme naturali che più rassomigliano alla turchese sono: variscite, howlite colorata artificialmente e la crisocolla. Tra i sintetici più usati ci sono vetro e plastica.
howlite colorata
Variscite
crisocolla