La turchese è una delle gemme più antiche. Scavi archeologici
hanno rivelato che i reali egiziani
hanno indossato gioielli in turchese sin dal 5500 a.C. I cinesi la lavorano da più di 3000 anni ed
è la gemma simbolo nazionale del Tibet. È considerata una pietra che garantisce
salute, fortuna e protezione dal maligno.
Nelle tribù native americane del sud-ovest America era utilizzata come mezzo di scambio, oltre che come gioielli per gli amuleti. Gli Apache credevano che la turchese aumentasse l’infallibilità dei guerrieri.
Il nome “turchese” viene dall’espressione francese pierre turques, cioè
pietra dei turchi, perché la tradizione vuole che la gemma sia arrivata per la
prima volta in Europa dalle miniere turche.
In realtà, già Plinio il vecchio
ne aveva parlato chiamandola kallaina, ovvero bella pietra,
sottolineandone non solo la bellezza ma anche la sua facile alterazione a
contatto con sostanze acide o profumi. All’epoca, infatti, la pietra non era
conosciuta nel sul bel colore azzurro, ma nel verde in cui si trasforma dopo
essersi ossidata per il contatto con degli agenti esterni.
La gemma può essere da traslucida a opaca,e ha un colore azzurro
inconfondibile. Non sempre il colore è uniforme, anzi presenta spesso delle
chiazze e macchie più scure. È molto facile vedere, inoltre, dei residui di
roccia madre. La qualità di una turchese
si giudica infatti da colore, texture e assenza di roccia madre.
Il colore blu è dato dalla presenza, nel minerale, di rame, mentre
invece tracce di ferro la fanno apparire più verde, abbassando notevolmente il
suo valore.
Il colore può subire delle alterazioni col tempo, a seconda degli
agenti esterni con cui la gemma può entrare in contatto, essa può in scurirsi,
sbiadire o addirittura diventare verde!
Il cambio graduale di colore è causato soprattutto dalla sua porosità,
che può anche influenzarne la durabilità. La sua durezza sulla scala di Mohs è
da 5 a 6, può essere quindi indossata giornalmente, ma con cautela.
Vedere tracce di matrice sulle turchesi è praticamente inevitabile, per
questo i tagliatori cercano sempre di finire la pietra affinché esse siano visibili al minimo.
La turchese non è una gemma rara, ma è molto difficile trovarne di alta
qualità (le quali detengono sul mercato dei prezzi con cifre da record). È
molto comune l’utilizzo di trattamenti che servono non soltanto ad aumentarne
la bellezza, e quindi la vendibilità, ma anche la resistenza agli agenti esterni.
Il trattamento più usato è quello dell’impregnamento con la cera. Essa
va a sigillare tutti i pori e la isola dal contatto con la pelle, profumi e
acqua; rendendola liscia e lucida. In ogni caso, se possedete dei gioielli in
turchese, prestate molta cura quando la indossate, il contatto col sudore o con
cosmetici potrebbe rovinarle in maniera irreversibile.
Gemme dal colore poco deciso vengono invece impregnate con del
colorante, ma questa tecnica è in realtà poco usata perché il risultato è poco
naturale e non duraturo.
La prima risorsa storica di Turchese è quella dell’area vicino al Sinai e dell’antica Persia. Oggi le miniere più importanti sono quelle a sud-ovest degli Stati Uniti e della Cina, da dove provengono gli esemplari di qualità migliore.
Come ogni gemma che si rispetti, anche la turchese ha i suoi sintetici
e le imitazioni. Abbiamo detto che di turchese ne è pieno il mercato, ma non di
esemplari di alta qualità, è per questo che negli anni 80’ è stata creata la
Turchese sintetica Gilson. È prodotta tramite un metodo ceramico ed ha un
aspetto molto artificiale, in realtà non è per niente comune trovarla sul
mercato. Quelle che invece sono molto comuni sono le imitazioni, sia naturali
che sintetiche. Le gemme naturali che più rassomigliano alla turchese sono:
variscite, howlite colorata artificialmente e la crisocolla. Tra i sintetici
più usati ci sono vetro e plastica.
howlite colorata |
Variscite |
crisocolla |